venerdì 18 aprile 2025

Non sono superstiziosa

 Fin da ragazzetta ho sempre fatto le scommessine macabre, quelle che “se succede questo, succederà quest’altro”.

Penso che le facciano un po’ tutti, tu le fai? Non te lo chiedo neanche perché ‘tanto non te ne frega un cazzo. Sicuramente le fai come tutti quanti, ma non troveresti importante rispondere alla mia domanda, perché intuiresti che per me è importante in questo preciso momento sapere se tu le fai. Sono le piccole curiosità che mi piacciono, che mi farebbero scoprire qualcosa di più di te, io sono sempre curiosa di conoscere le piccole cose di chi mi sta affianco. Pure le cagate insignificanti. Mi stimola, mi emoziona, mi fa sentire un’esploratrice di anime belle.

Ma ti immagini se ora entrassi su uazzap e ti chiedessi a bruciapelo “scusa ma tu le fai le scommessine macabre?”

Minchia che figura di merda che farei, specie in questi giorni in cui ti ho fatto più schifo di un vespasiano. Ti farei girare i coglioni talmente forte che dirotterebbero l’AZ1389 su Pisa per il vento che c’è a Genova.

Penseresti che è una domanda trabocchettotendeziosa, che chissà dove voglio arrivare.

O penseresti ma che importanza ha, che ci acchiappa con i problemi reali che stiamo affrontando. Che cazzo te ne frega. Ma soprattutto, penseresti che mi frega di rispondere.

E quindi faresti finta di non capire per non darmi corda. 

E io dovrei spiegare, fare esempi, mi verrebbe il nervoso perché non capisci il senso della domanda e come si contestualizza in un venerdì sera alle quasi 23:00, e avresti pure ragione.

No, meglio evitare e tenermi la curiosità e quel briciolo di dignità.

In fondo in effetti, anche a me cosa  mi frega di saperlo.

Comunque, dicevo, tu le fai le scommessine macabre?

Perché io sì, sempre.

Sono il mio oracolo ignorante.

La risposta alle domande esistenziali sul senso della mia vita.

Ciò che mi indica la via, il destino,  sono i piccoli segni che mi vengono a cercare. 

Scommetto che se succede quella cosa, allora succederà quell’altra.

E nel momento in cui sta per rivelarsi il risultato della scommessina, ho un brivido orribile.

Perché in genere la mia scommessa riguarda sempre qualcosa di brutto, mai di bello.

Non scommetto mai sul bello.

Catastrofi. Delusioni.

Rotture di coglioni, insomma.

Infatti si chiama macabra mica a caso.

Diomio, manco quando ero ragazzetta scommettevo sul bello.

Brutto essere cancro ascendente cancro, sai? A qualsiasi età.

Prossima volta nasco scorpione ascendente gemelli e ve ne potete andare tutti a fare nel culo, che tanto io c’ho le carte coi super poteri.

Che se lo ricordino i miei futuri genitori di scopare a carnevale e farmi nascere con le carte.


Per esempio, scommessina macabra che facevo poco fa: Se lo trovo on line su ig, ce l’ho nel culo. 

Brivido.

Vertigo.

Spirale bianca e nera.

Paranoid.

Disco del babau.

Caccia la bimba fuori dalla finestra.

Speriamo di no, speriamo di no.


🟢



When you believe in things that you don’t understand, then you suffer.


La Santa Pasqua mi è sempre stata un po’ sul cazzo.

Quest’anno di più.






lunedì 31 marzo 2025

Xfetta

  La mia ciclicità l’ho persa da un paio di anni, e per tutto il periodo in cui la sono stata, ho ignorato che razza di meravigliosa creatura variopinta ed eroica (ancorché rompicoglioni) io fossi, solo per il fatto di essere ciclica.

Insomma, quando ero Perfetta, non sapevo mica di essere Perfetta.

L’altro giorno ho dovuto chiedere alla Giusy qual è il contrario di ciclica.

Ma nessuna opzione mi piaceva.

Alla fine ho scelto stabile.

Perché è così che mi sento. 

Una stabile agonizzante. Ovviamente mantenendo ferma la caratteristica della rompicoglioni.

Stabile agonizzante, rompicoglioni.

Io non so cosa accada interiormente in questa mia stabilità agonizzante, non riesco a coglierlo e a percepirne il senso, ma non mi ispira mica tanto, così, a sentimento.

Ci fosse ancora Torre, buonanima, magari ne scriverebbe un bel pezzo teatrale con quella sua lucida ironia e formidabile intuizione maschile, che ha saputo raccontare la donna ciclica mille volte meglio di una donna ciclica.

Se avesse potuto invecchiare, quest’uomo avrebbe raccontato cosa succede alla donna stabile agonizzante, di quale misterioso ruolo si veste, l’avrebbe resa oggetto di un divertente studio antropologico, magari l’avrebbe trasformata in splendida e immensa ministra del divino.

La naturale evoluzione della Perfetta.

E oggi io, seguitando col mestiere di rompere allegramente i coglioni un po’ qua e un po’ là, avrei potuto apprezzarmi un filino di più. 



martedì 18 febbraio 2025

Ora

 Torno qui per dirti che sta trascorrendo tutto troppo velocemente per certe cose e tutto troppo lentamente per altre.

Troppo velocemente per la bella giovinezza che mi sfugge tuttavia.

Troppo lentamente per una pensione mi stan portando via.

Questa è un’età di merda.

È difficile invecchiare tanto quanto è difficile non essere ancora abbastanza vecchi.

Sono troppo indecisa.

Se in questo momento avessi il potere di rallentare il tempo o accelerarlo, nel dilemma sceglierei il divano, le sambuche e le sigarette che mi appartengono ORA.

Né di venere né di marte non si dà principio all’arte. 

Facciamo che scelgo domani che è mercoledì.


(Odio mettere i titoli ai miei post del cazzo.)

sabato 8 febbraio 2025

Come puoi immaginare

 Come puoi immaginare, è tutto molto sconcertante.

Mi chiedono come sto, ma io non so rispondere e non ne ho nemmeno voglia.

Ho solo voglia di non vedere più nessuno.

I miei cari fratelli, il mio caro amore, i miei cari colleghi.

Nessuno.

Mi pesa tutto il resto che sta intorno e che mi fa sentire la nostalgia di una vita normale.

Come se tutto il resto e la vita normale fossero solo una sporca tentazione. Un peccato.

Non c’è nulla che mi stimoli interesse.

Ho letto il testo della canzone che Cristicchi canterà a Sanremo tra una settimana.

Vorrei non sentirla, vorrei che lei non la sentisse. 

Non c’è momento più sbagliato per la tanto agognata laurea di mio figlio e per questa canzone.

Come puoi immaginare, è tutto molto disorientante.

lunedì 3 febbraio 2025

My Baby Boomer

  È una mia tipica e ormai rodata strategia di sopravvivenza quella di buttare le cose sul black humor di merda per non soccombere.

Ho sempre pensato che le esperienze della vita e le attitudini caratteriali possano essere sfruttabili anche sul piano professionale.

Dato che da tempo ormai mi sono rotta i coglioni di organizzare eventi per delle bande di viziati, il mio sogno nel cassetto era quello di organizzare funerali, che peraltro rendono molti più denari rispetto agli eventi dei vivi.

Oggi ho pensato ad un’estensione, o meglio, a un “prequel” della mia futura impresa di pompe funebri, perché sto acquisendo nuove competenze che riguardano la gestione domiciliare dell’anziano: terapie, cure, igiene personale, presidi, pratiche burocratiche e robe così.

E quindi ecco che quella parte di me che non vuole che io soccomba in un clima di distruzione, stanchezza, paura e dolore, fa nascere un nuovo progetto:


BABY BOOMERS srl

Servizi per l’Anziano

Dalla badante alla lapide, ci occupiamo noi di tutto.

Tu devi solo metterci il vecchio.


Piace? Funziona?

Non so, bisogna lavorare un po’ sul naming, sul payoff, sul claim e sul marketing (qui c’è un po’ di tesi di Edo, lo ammetto).

Bisogna lavorare sulla parte di me che concepisce queste stronzate di cattivo gusto, ma anche su quell’altra che invece soccombe.

Perché io te lo dico: (tanto vabbè i miei desideri non contano un bel cazzo ed è il destino che decide) ma io voglio morire prima.

Non so quanto prima, ma di sicuro prima.

Vedere come si è trasformato il corpo di mia madre, che non avevo mai visto nudo, è una delle cose che mi ha sconvolto di più in questi giorni e che non riesco a togliermi dalla testa.

Provo per lei una tenerezza infinita.

Tu sai quanto sia in grado di farmi incazzare quella donna.

Eppure in questi giorni non c’è stato un solo attimo in cui l’abbia malsopportata.

Mi pare di avere tra le mani una vecchia bambolina fragilissima.

Il suo sorrisino dolce e rassegnato, la sua pazienza, la sua gratitudine, la sua perfetta lucidità mentale, il suo lasciarsi smanettare e guardare e violare la sua intimità in maniera così umile e al contempo così nobile.

Un piccolo corpo scheletrico, un tempo alto, armonioso e burroso che ci ha dati alla luce in 4, oggi massacrato da quasi 9 decenni di vita e dagli aghi delle recenti flebo.

La sera quando la metto a letto le dico mami se hai bisogno chiama, se ho bisogno chiamo io.

E lei risponde: sì, chiama, che io vengo.

Tutto questo mi devasta e nello stesso tempo me la fa amare ancora di più.

E mi fa desiderare di morire prima, perché io non so se riuscirei ad essere come lei.


Non ho ancora pensato a un logo. Ci penserò domani, che ora sono molto stanca.

giovedì 30 gennaio 2025

Sangue

 Stasera il sangue del mio sangue non ha il sapore famigliare e confortante del sangue, ma quello orribile della rabbia e del rancore. 

Il panico e il vomito per ciò che sto provando.

Spero che questa triste emozione mai provata prima (e proprio in un momento così difficile) cada nell’oblio dei miei sogni di stanotte e svanisca per sempre con le prime luci dell’alba di domani.

venerdì 27 dicembre 2024

Rothmen & Rothwomen rosse

Ultimamente sto affrontando con me stessa il problema sociale della dipendenza dalle persone e sono giunta ad una semplice conclusione: sto trasformando tutti in sigarette.

venerdì 18 ottobre 2024

Tanta pioggia e tiepido Climax (sulu cazzi miei)

 A volte penso delle cose che potrebbero essere degli incipit meravigliosi per post strepitosi.

Poi il pensiero si blocca e non riesce ad andare avanti; si schianta contro un muro, non trova un degno sviluppo, l’intensità non ascende.

Un po’ di giorni fa, per esempio, pensavo che ultimamente ho il naso sempre pieno di caccole.

Che incipit straordinario poteva essere.

Ultimamente ho il naso sempre pieno di caccole […].

E bon, non ho saputo che trama tessere su ‘sto pensiero che aveva delle grandissime potenzialità.

L’ho soffiato dopo giorni, quello è stato il massimo del climax raggiunto, e la vicenda si era già bella che sciolta e risolta su un tristissimo fazzoletto di carta dell’Eurospin.



Muro, RBSN & Marco Castello



sabato 5 ottobre 2024

Il mondo è un tipo irrazionale


Noi sulla Strada del Sale, fine settembre 2024.

(Dream Puppy, The Sweet Enoughs)

mercoledì 25 settembre 2024

Christopher, piuma di Airone

 Ho il vizio di giocare con la morte e poi certi fatti della vita rimettono al suo posto il mio macabro senso dell’umorismo.

Ho voluto cancellare l’ultimo post perché era veramente ridicolo e fuori luogo.

Ieri è morto Christopher Mai(r)one.

Un amico che vedevamo poco ma nonostante questo, una persona degna di essere chiamata Amico senza scomodare stucchevoli sentimentalismi. 


Chris, ricorderò per sempre i tuoi aperiporco, le tue mortali betoniere e il tuo aspetto da Big Jim rockettaro dietro al bancone dell’Airone.

Ricorderò per sempre il nostro amato Quinto Beatles, le tue grandi braccia, le tue afflizioni e le tue bestemmie quasi somiglianti a lodi.

Ricorderò i tuoi occhi vivaci e intelligenti che ci sorridono anche quando sei triste e scazzato nel tuo nichilismo.

La tua anima teneramente mammona e fragile, dipinta di tatuaggi aggressivi.

Ricorderò quel bisogno di confronto e di conforto, mentre ti prendi una pausetta dal bancone o dalla tua cucina angusta, e vieni a sederti insieme a noi, tra le sigarette, gli shottini, i camparini alla goccia e le note pesantissime del tuo metal e del tuo rock.

Ricorderò per sempre la tua fierezza e la tua grandezza, pur essendo minuscolo sotto il peso dei tuoi dolori e dei tuoi turbamenti.

Ciao Chris, spacca come solo tu sai fare tutti gli angeli, i santi e i diavoli che da stasera passeranno per il tuo bancone.

Ci rivedremo un giorno, sai?, e questa volta saremo noi a darti del vecchio di merda, perché quaggiù siamo nati prima noi, ma Lassù sei nato prima tu.

🖤🤟




giovedì 5 settembre 2024

Ferie 2024

 


Ho trovato questa nota scritta lo scorso 2 agosto, qualche ora prima della partenza serale per le ferie col Westfalia, furgoncino camperizzato, classe 1981.

Le note danno sempre delle soddisfazioni, ti dimentichi di averle scritte e si ripropongono inaspettatamente come il peperone, che quando torna su mantiene lo stesso sapore di quando l’hai ingerito.

Nelle cose da smarcare  (e che smarcai tutte diligentemente, da brava organizzatrice di eventi) mi ero dimenticata di mettere un paio di must have che forse, più di un kilim persiano da stendere in campeggio davanti al furgone per fare il dehor figo, avrebbero potuto tornare utili all’occorrenza, tipo una testa del motore nuova e l’opzione dell’assistenza stradale inclusa nell’assicurazione. Ma uno non può mica pensare proprio a tutto.

La mattina di sabato 3 agosto, circa 24 ore dopo la stesura di questa nota, invece di sciacquarci i genitali nello splendido mare dell’Almanarre a Hyeres, bivaccavamo nel cortile di un meccanico russo di Ventimiglia in attesa che mio fratello venisse a recuperarci, insieme ai sacchetti con dentro le cose da smarcare citate in nota e qualche valigia.

Al grido di “AH, STARE BENE”.


Unica foto delle vacanze 2024,
a 188 km dall’Almanarre.
Purtroppo manca la foto dell’altro carrattrezzi che si è portato via la macchina di mio fratello, andata in avaria nei pressi di Imperia nel tentativo di riportarci a casa il pomeriggio di sabato 3 agosto,
STARE BENE.



sabato 29 giugno 2024

Cosa volevo dire/3

In realtà volevo dire che sto imparando a tenermi un sacco di compagnia, mi parlo, mi scrivo, mi leggo; mi sopporto e mi supporto; mi mi castigo e poi mi perdono.

Non tutto, ma quasi tutto. Devo per forza essere un filino indulgente con me stessa  se no si ritorna a Cosa volevo dire/1 che le sedie sono cattive e mi accendo l’ennesima sigaretta dal dispiacere.

Quando si inizia ad essere molto bravi in tutta questa socializzazione e intimità con se stessi, significa che si sta disimparando a farlo con le altre persone.

Stasera avrei dovuto essere da Mariano a vedere la partita con un po’ di gente, ma far finta di essere dispiaciuta che ha appena segnato la Svizzera, sarebbe stato impegnativo quasi quanto prendere 4 dita in culo.


Ma no, non è nemmeno questo che volevo dire.

Non lo so più cosa vorrei dire, e soprattutto a chi.




lunedì 10 giugno 2024

Un popolare week end di merda

 Ieri sono  andata a Pietra a una festa di compleanno.

La serata è stata molto carina, mi ero pure messa su figa, ma forse mi sentivo solo io così, perché in effetti nessuno mi ha detto belin oh come sei figa stasera. L’importante è sentiselo, dicono, così la tua certezza di essere una figa ti fa emanare bellezza da tutti i pori.

Ma è anche tristemente vero che varcare quella sottilissima linea di confine tra l’essere una figa e l’essere una sfigata è un attimo e il risultato è disastroso.

Così come è un attimo virare velocemente, nella rotta di una serata carina, verso un epilogo di merda.

Tutto ciò per un nonnulla che non posso manco raccontare, ma io ho un debole per i nonnulla che mi scatenano le crisi da isterica psicopatica, e telolì che la scenata te la servo, una volta congedati dalla cumpa, come digestivo perfetto per quella strepitosa polpetta albanese all’aglio, che ho continuato a ruttare fino alla mattina dopo.

Che poi non è stato tanto il fatto di vedere il mio uomo chiedere alla festeggiata se poteva annusare direttamente dal suo collo il profumo che le avevano appena regalato, decretando, dopo l’innocua e profonda pippata, quanto l’essenza fosse assai sensuale. Peraltro lo stesso identico profumo, lo aveva appena annusato direttamente dal decoltè gentilmente offerto al suo naso da un’altra commensale seduta al suo fianco: il suo “VUOI ANNUSARE??” è decisamente stato un raro capolavoro di arte della seduzione sapientemente camuffato da test olfattivo, che ci voleva giusto la sua laurea da psicologa per pianificarlo e metterlo in atto in maniera così raffinata e discreta. 

D’altro canto il bis sulla festeggiata era comprensibilmente d’obbligo, casomai il mio esperto profumiere non avesse ben colto alla prima nasata sulla psicoterapeuta qualche nota olfattiva dell’ampia gamma di sentori che la sensuale fragranza emanava.

Ma che vuoi che sia, son ragazzi, non è stato quello a farmi scattare la carogna, anche perché la serata era carina e io mi sentivo figa, quindi che cazzo me ne poteva fregare di certe curiosità?

È stato ben altro che nulla ha a che vedere con la gelosia. Ma ripeto, non è così importante che lo racconti.

È importante dire che mi sentivo figa, e forse avevo anche beccato il mio vicino di tavolo a sbirciarmi il culo. Quant’è che non mi succedeva. Forse mi ero sbagliata, forse no. Boh. Ma non mi aveva certo dato fastidio, anzi.

Comunque, dicevo, la serata ha avuto un’evoluzione orribile, a mezzanotte dovevamo andare all’Airone e invece a mezzanotte e mezza ci siamo trovati in mezzo a una strada periferica di Pietra a litigare come la peggiore coppia di disagiati bevuti che si possa immaginare, per colpa mia, perché io non sono sufficientemente comprensiva.

All’una passata eravamo ancora a fare a gara a chi doveva rientrare a Genova a piedi da quella cazzo di strada e chi doveva rientrare con la macchina. Ovviamente entrambi volevamo farla a piedi, per fare un dispetto all’altro.

Alla fine si è deciso saggiamente che saremmo tornati entrambi in macchina.

Ho guidato io, perché l’accordo tra noi è che quando si è a rischio, guida chi non è il proprietario dell’auto.

Tragitto Pietra/Voltri continuando a litigare e a dirci le peggio cose.

Io iniziavo a chiedermi come mai mi fossi sentita così figa, dato che in effetti non avevo raccolto grandi segnali di apprezzamento, a parte appunto quel fugace sguardo al mio di dietro di cui non ero neanche certa.

Comunque, arrivati a Genova dopo le due, mi sono fatta mollare sul piazzale sotto casa mia come una baldracca da due lire e ciao, ci si becca, ‘tanto al momento ci siamo mezzi lasciati come mille altre mezze volte e vaffanculo.

Oggi pomeriggio, mettendo a posto i vestiti che mi sono tolta stanotte prima di coricarmi sul divano (si, perché io dormo sul divano, il letto lo uso solo per buttarci i vestiti quando mi spoglio), mi accorgo con orrore di uno squarcio enorme nei jeans stretti, vecchi e lisi, di quei jeans brutti comprati dai cinesi, non so ancora perché cazzo me li sia messi, ma - come detto - mi sentivo figa.

Uno squarcio che li attraversa esattamente lungo tutta la linea del culo, separando le due chiappe.

Me li sono rimessi per vedere l’effetto che ho fatto la sera prima, mentre mi sentivo una gran figa.

Cotanto culone coperto da una maxi mutanda nera ascellare (perché per essere figa, io sotto devo mettere il mutandone panciera, altrimenti il jeans mica si allaccia) strabordava dallo squarcio maledetto, regalandomi quel vago aspetto da vecchia stracciona che si atteggia a figa, mentre sospettavo compiaciuta che mi si guardasse il culo per motivi sessuali e mentre quell’altro era intento a inebriarsi innocuamente (è importante precisarlo) nei livelli della piramide olfattiva emanata da ben due Signore.

Avrei voluto piangere di umiliazione per un’oretta o due, ma non l’ho fatto perché ero già in ritardo e dovevo andare a votare con mia madre.

Stasera provo mortificazione soprattutto per due cose:

  1. che il mio uomo evidentemente manco mi guarda, perché se mi avesse guardata anche solo un attimo, mi avrebbe avvisata della epocale figura di merda che stavo facendo mentre mi sentivo una figa con la braga sguarata (e pensa se andavo anche all’Airone);
  2. Che questo non è manco stato l’epilogo peggiore di questo week end di merda.

Oggi si votava per le europee. Devo dire che in questo periodo non mi sono preparata per niente, ho avuto diverse cose per la testa e parliamo di una  testa che non mi sta funzionando più tanto bene, ma questa è un’altra storia.

Arrivata al seggio, indecisa se a ‘sto giro dare il voto ai 5 stalle, mi sono fermata dalla porta della sezione 49 a guardare il cartello coi simboletti. Ne ho visto uno che porta il nome di Popolare qualcosa, o qualcosa Popolare. La parola Popolare mi ha attirata. 

Sarà che ieri volevo essere popolare da quanto ero fica. Boh, mi sono detta, sarà il solito partitello estremamente comunista, rimasuglio sfigato del PCI che sono solita votare con gioia.

Massì, facciamole le cose a cazzo, come decidere di infilare il culo in un vecchio jeans troppo stretto, vada per Popolare qualcosa o qualcosa Popolare, me la sento anche senza l’aiuto di Google.

Sono entrata nel gabbiotto fiera come la Delia di C’è ancora domani, ho aperto la scheda e ci ho piazzato una bella X, spessa e ignorante come me.

E vaffanculo anche ai fasci.

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Dopo successiva verifica su Google, sia messo agli atti che nell’anno 2024, Ale Gozzi, per la prima volta in vita sua a quasi 52 anni, quella che ieri faceva la figa con uno sguaro in culo, ha votato un partito di imbarazzante ispirazione conservatrice, catto-democratico di centro-DESTRA, che nelle sue ideologie ha, tra altre cose, i seguenti punti: l’opposizione all’eutanasia, l’opposizione all’aborto, l’opposizione al matrimonio omosessuale (non parliamo poi delle adozioni) e l’opposizione alla liberalizzazione delle droghe leggere.

🤟





Aggiornamento del 10 giugno ore 20.39: in Europa avanza la destra ma io fischietto e faccio finta di niente.

mercoledì 29 maggio 2024

Cosa volevo dire/2

 Cioè, veramente non è proprio quello che volevo raccontarti qui, mi è scappata la divagazione sulle sedie.

Mi è venuto in mente che ripresi anni fa a fumare per ridare un senso ad un posacenere sul quale da tanto tempo non si posava più la cenere. Mi faceva tenerezza.

E in effetti volevo parlarti di quanto mi piacciano i posti che un tempo erano affollati e poi li abbiamo  abbandonati, tipo una spiaggia in inverno dove anni prima ho fatto il pic nic in una sera d’estate, o questa piattaforma dove non ci sono più le parole che tanto vorrei, o una casella di posta che non riceve più la posta, o la vecchia tovaglia verde da gioco di mio padre che non vede più le carte e le fiches da anni; il vespasiano di Brignole dove nessuno va più a pisciare, la scalinata di piazza piccapietra dove facevo le gare di sputi neri di liquirizia con la Ludo, l’ingresso della Stazione Principe dove non c’è più quella ragazza che aspetta l’arrivo di un treno con un bimbo in braccio che stringe tra le dita taccolente un orsetto di gomma, o quel vecchio vestito dove non entreranno mai più le mie forme; il bar di Sturla dove il jukebox non suona più in loop Wurhering Heights; la Madonna del Monte, dove non si vedono più le madonne, la neve degli anni in cui nevicava e la bottiglia vuota di Veuve Clicquot.

Di cose così, volevo parlarti.

Della mia nostalgite per i posti e gli oggetti insignificanti e abbandonati, appesi tra la vita e la morte: non vivono più ma non muoiono mai.

Ma non è nemmeno questo esattamente che volevo dirti stasera.




martedì 21 maggio 2024

Cosa volevo dire/1

È sempre un brivido stare in bilico sulle gambe posteriori di una sedia e non sapere se l'equilibrio reggerà.

La prima volta che l'ho fatto senza tenermi al bordo del tavolo della sala, la sedia è scivolata indietro facendomi precipitare in terra, mi sono schiacciata un dito e la mamma mi ha sculacciata. Giorni dopo ho perso l’unghia.

Ricordo ancora quel dolore che dal dito mi ha spaccato il cuore prima ancora del cervello, ammesso che ci fosse.

Li deve essere nato il mio amore/odio per le sedie, anche se poi è stata la_sedia_del_diavolo a risvegliarli.

Hai ragione tu, le sedie sono stronze, ti fanno credere di darti sostegno, ma alla prima vera prova di equilibrio ti ritrovi col culo all’aria, il cuore attraversato dal dolore, una sculacciata senza senso e un’unghia nera che poi perderai.

Le sedie sono cattive.

Ecco, questo volevo dirti.

Che hai ragione.

giovedì 16 maggio 2024

Tali e quali o quasi

 Sto diventando ansiosa e paranoica esattamente come la mia amata sorella.

Con l’unica sottilissima differenza che io reagisco a questo disagio in maniera diametralmente opposta alla sua eterna ricerca spasmodica  di mettersi in sicurezza, tanto da avere mille app sul telefono per tenere sotto stretto controllo qualsiasi parametro e abitudine della sua vita.

A me invece scatta solo la voglia irrefrenabile di drogarmi forte.

mercoledì 8 maggio 2024

Angela

 Cara Angela,

Io non ti conoscevo ma a furia di cercarti ti ho trovata.

È strano, gli amici cari del mio ragazzo, da quando è diventato grande, li ho sempre immaginati come fossero creature venute dal nulla, come se il destino li avesse piazzati li al suo fianco perché da loro lui prendesse qualcosa e perché lui restituisse loro qualcosa. 

Li immagino improvvisamente intrecciati per caso alle sue radici, senza saper nulla delle loro, affinché crescano insieme nel breve tempo di un pezzettino di vita, il tempo del divertimento, delle cazzate, delle passioni e delle zingarate. 

È un mistero per me il loro tempo insieme, lui me ne parla poco e io rispetto questo spazio che deve essere solo suo; l’unica cosa che conosco bene è la serenità che vedo nel suo volto quando rientra a casa, e tanto mi basta.

Uno di loro è il tuo primo figlio.

Il Vostro primo figlio.

Ti ho scovata su un social perché dovevo sapere chi sei, perché ho saputo dell’orribile tragedia che gli ha portato via suo padre, squarciando in una sera il suo sacrosanto tempo del divertimento delle cazzate e della spensieratezza, e quando ti ho vista e ti ho letta, improvvisamente il tuo ragazzo non era più la creatura venuta dal nulla.

Ho trovato la concretezza di un progetto d’amore infinito che lo ha forgiato, che lo ha nutrito, che lo ha cresciuto e che, bello come una divinità del mare, lo ha servito a mio figlio (che prima di allora un’onda non l’aveva mai cavalcata) su una tavola da surf.

Le mie preghiere non valgono un cazzo, io sono una che il Dio a volte lo bestemmia.

Ma stasera supplico questo mio povero Dio di aiutarti a non opporre resistenza al dolore incatenato dentro ma a lasciarlo andare dove deve. Come un’onda che si ingrossa e fa paura e tu il surf che riporterà i vostri figli verso una nuova riva.

Non posso fare altro che mandarti un virtuale abbraccio nel profondo del mio cuore, cara sconosciuta Angela. 

Solo questo, dalla mamma di un amico del tuo ragazzo, venuta dal nulla.




domenica 5 maggio 2024

Little boy I wanna marry you

 L’altroieri invece, mentre ascoltavamo musica, abbiamo programmato il nostro matrimonio.

Si terrà il 19 gennaio 2026 alle ore 18:00.

La data ha un grande significato.

È la data in cui 10 anni prima due amanti sono stati beccati come due coglioni non so per bocca di chi (bocca che comunque ringrazio con tutto il mio cuore) e per un po’ siamo stati messi alla gogna.

Io di sicuro sono quella che ci ha fatto la più grande figura di merda: quella della troia infame, ma ormai non mi ricordo più come ci si sente ad essere una troia infame.

È acqua passata, una vergogna senza perdono alla quale mi sono piano piano rassegnata, fino a renderla col tempo un misero autoindulgente “e vabbè, a l’è anæta coscì”.

Per me sarà il secondo matrimonio e sì, lo voglio diverso. Lo voglio figo.

Mi piace come me lo hai proposto. Io, te, marcobella e la gaiotti come testimoni, qualcuno che officia a palazzo imperiale, nessun parente, nessun figlio che manco approverebbe, nessun regalo e io che finalmente vado dal parrucchiere e mi faccio mettere un nastro tra i capelli.

I fotografi siamo noi, che ci facciamo improbabili selfie coi cellulari.

La macchina parcheggiata a pagamento in piazza piccapietra e giù a piedi fino a piazza campetto, in un lunedì sera invernale qualunque, quei giorni alla Jep Gambardella in cui non si manifestano neanche gli spacciatori di popper.

Il viaggio di nozze negli Stati Uniti e Messico. Due sole tappe: Albuquerque e Sinaloa.

Comunque, dicevo: l’altroieri abbiamo programmato ‘sto cazzo di matrimonio, ma ciò che non mi sono sentita di dirti, nonostante avessi sufficienti molecole in corpo  che producono l’ormone della sincerità, è:

chissà se sarò ancora viva.

Perché io sono fatta così, penso alla morte costantemente e quotidianamente.

Non che la desideri, anzi.

Ma la sua minaccia mi tiene dolce  compagnia quando mi vengono gli attacchi di paura.

È come se pensando alla mia morte, allontanassi la paranoia di dover vivere la morte altrui o la paura di diventare un peso insopportabile, problematico e odioso per chi sarà costretto a prendersi cura di me.

Ma tu questo come cazzo fai a capirlo, mio bel cacciatore di benessere dei miei coglioni che ti cachi sotto anche al solo pensiero di venire qui a leggere un paio di stronzate.

Amore, morte, gelosia, corna, malattia, paura, e cose così.

Come potevo dirti che mentre programmavamo allegramente la data del nostro matrimonio, nella mia testa questi pensieri facevano orribili festini?

Mentre parlavamo per distrarmi dai festini, ho messo la data sul calendario del cellulare con la sveglia.

Tu hai detto: ma io me lo ricordo, non ho bisogno di segnarmelo.

Anche io me lo ricordo, per chi mi hai preso, stupido coglione che non sei altro.

Però me lo sono segnato lo stesso.

Solo per il piacere di sentire una notifica sonora alle 18:00 del 19 gennaio 2026, quando tu sarai di terzo turno e tra una nave e l’altra ti sparerai il 39 millesimo livello di homescapes, e io sul treno, di ritorno dal lavoro, dirò fra me e me:

Toh, oggi avremmo dovuto sposarci, ma di lunedì i parrucchieri sono chiusi, ho i capelli di merda e non posso venire.


Scritto e diretto sotto l’effetto di una sambuca.




giovedì 2 maggio 2024

Sullo scazzo e altre indisposizioni

 Oggi 2 maggio 2024 mi sono presa una giornata ferie.

Ed è andata molto bene fin dal risveglio.

Infatti, non dico che ero depressa, ero solo triste.

Non dico che ero psicopatica, ero solo maleducata e aggressiva.

Non dico che ero in piena crisi isterica, ero solo arrabbiata.

Non dico che ero affetta da ossessioni, ero solo preoccupata e pensierosa.

Non dico che avevo attacchi di panico o di ansia, ero solo spaventata.

Non dico che soffrivo di un disturbo dell’attenzione, dico che non me ne fregava un cazzo di tutto.

Non dico che ero abulica, ero solo in ferie e non ho fatto altro che frignare.

È andata molto bene perché non avevo nessuna patologia psichica, ero solo in piena turbolenza dell’anima, o per meglio dire, ero pregna di emozioni di merda.

Tutto ciò si chiama SCAZZO.

E non è una patologia.

venerdì 19 aprile 2024

12

 Ah il sogno.

Beh di solito si dice “ti ho sognato ma non ricordo il contesto” anche quando uno se lo ricorda benissimo ma è meglio non raccontarlo.

Comunque non era un incubo, solo che non mi ricordo il contesto.

martedì 2 aprile 2024

Franca Gozzi

 Arrivano le notizie della zia Franca sulla chat della famiglia e io non commento mai.

Sono una merda.

Ma come si fa a commentare le notizie di una persona che sta in un ospizio, che non le lasciano tenere nulla, manco una matita, che non la lasciano andare in bagno, che si caga e si piscia addosso, che piange perché vuole tornare a casa sua e non vuole stare sporca nel letto?

Come si fa a commentare il dolore della sua unica figlia che non ha altra scelta che tenerla lì, che ha rinunciato al bello dei suoi 50 anni per seguire sua madre e per vederla ora appassire disperatamente in quel posto come una pianta marcia che un tempo aveva dato frutti meravigliosi a lei e ai figli di lei?

Ma cosa cazzo volete che commenti, DioMadonna.

L’unica cosa che potrei commentare è che piuttosto che ridurmi così preferirei morire domenica prossima.

Domenica, non prima, perché voglio vedere ancora due puntate di The Gentleman con Edo mentre mangiamo qualche proteina unta e perché domani voglio andare a cena dalla mamma, e perché venerdì prossimo voglio andare dal parrucchiere e poi con Germa a Santo Stefano al Mare a fare la fuga con la Mini usata nuova, che per comprarla mi sono indebitata fino al buco del culo, però ho fatto l’assicurazione ‘morte’ in caso dovessi morire così mio figlio non se lo deve menare con le rate (però Edo ricordati che devi 3k allo zio Carlo, dedotti i 50 euri al mese pagati fino alla mia morte).

Ecco, domenica prossima potrebbe anche essere ok.

Non prima.

Coraggio zia Franca, tieni duro, che l’anima di un Gozzi non è mai stato un concentrato di leggerezza, ma una risata non se l’è mai negata.

Ti auguro di tornare prestissimo a sorridere insieme ai tuoi fratelli, col culo pulito e una matita in mano.

mercoledì 20 marzo 2024

Papà

  Papà, avrei voglia di fare una cirulla con te. Ma ne avrei voglia solo perché sono 22 anni che non ti vedo e non gioco con te.

Se tu ora fossi ancora qui con noi, probabilmente continuerei a non sopportarti per gli stessi motivi per cui non sopporto me stessa.

Perché io e te siamo identici.

Papà, se tu fossi ancora qui con noi, non mi verrebbe da raccontarti come sto stasera.

Perché sarei la stupida che sono stata per tutti i trent’anni in cui ti ho avuto al mio fianco, durante i quali sapevo che mi avresti capita e mi avresti detto la cosa giusta, ma non ti ho mai permesso di avere la soddisfazione di dirmela.

Papà, ora che sei morto vorrei dirti che stasera mi sento di merda.

E chissà che cose belle tireresti   fuori per farmi sentire meglio, mentre mi spacchi un culo così a cirulla e mi sgridi perché son lenta a contare fino a 15 e non ricordo le carte che sono uscite.

mercoledì 6 marzo 2024

Bene, grazie.

A volte faccio da modella per la rubrica Trascurabili cronachette.